Nutrirsi non significa solo «calorie»
Nutrirsi è la risposta a un bisogno fisiologico, ma il suo soddisfacimento è anche una risposta che implica aspetti sociali e culturali; da un lato oggi sono numerose le trasmissioni TV, gli articoli e le riviste riguardanti l’alimentazione: ma oltre alle seguite rubriche su ricette di cucina occorre dare spazio ai concetti riguardanti una sana alimentazione affinché si diventi capaci di analizzare e criticare i messaggi, che non sempre arrivano da esperti in nutrizione. D’altro canto è utile pensare anche a una “educazione del gusto”, correggendo le abitudini rischiose e promuovendo l’attività fisica e uno stile di vita sano in genere.
La Nutrizione deve muoversi su quattro piani fondamentali: quello biologico, quello di salute, quello etnico/sociale e quello esclusivamente personale. Per questo l’alimentazione deve necessariamente rispettare le tradizioni adeguandosi a quello che offre l’ambiente in cui si vive. In questo modo la “buona alimentazione” rappresenta anche un aspetto culturale della vita, perché attraverso una corretta educazione alimentare si può raggiungere e garantirsi uno stato di salute ottimale, senza rinunciare ai piaceri della tavola.
Secondo questa nuova concezione, si deve passare dall’“alimentazione indispensabile per la sopravvivenza” all’“alimentazione necessaria per la autorealizzazione” dell’individuo, che, dopo avere assicurato il significato di appartenenza sociale (per gruppo etnico e sociale), miri a far provare nuovi sapori, indipendentemente dalla provenienza, solo o prevalentemente per soddisfazione personale. Seguire oggi una “dieta” significa insomma rispettare i vari piani di intervento sopradetti e, partendo dal rispetto dei presupposti meramente biologici (sicurezza nutrizionale) e delle tradizioni alimentari e culinarie della società di appartenenza, puntare al nutrimento ma anche al soddisfacimento (edonistico) legato all’uso del “buon cibo”. Nutrirsi non significa in definitiva soltanto «calorie»!