Un nuovo lettore in un mondo digitale
Per leggere, abbiamo bisogno di un certo tipo di silenzio […]
che sembra sempre più difficile nella nostra società iperconnessa […]
e non è la contemplazione, che noi desideriamo, ma una strana specie di distrazione,
una distrazione che finge di essere al corrente. In un simile scenario,
la conoscenza non può che cadere preda dell’illusione, sebbene un’illusione profondamente seducente,
con la sua promessa che la velocità può condurci all’illuminazione,
che è più importante reagire che riflettere profondamente. […]
La lettura e un atto di contemplazione […]
un atto di resistenza in uno scenario di distrazione. […]
Ci riporta a fare i conti con il tempo.
(D.L. Ulin, The Lost Art of Reading)
L’insolito muro di parole che apre questo articolo on line – i lunghi esergo non sono forse la soglia più immediata e allettante per entrare in un testo – vuole far riflettere su un aspetto che negli ultimi anni sta diventando sempre più evidente: il nostro modo di leggere è cambiato.
Se il senso della citazione è stato colto grazie alle parole-chiave messe in evidenza, attraverso un abile zig-zag tra le righe, passando velocemente da una parola all’altra e rispettando non per forza la loro sequenzialità, allora molto probabilmente è stata messa in atto una nuova capacità di lettura, che corrisponde in realtà a una vera e propria rivoluzione neuronale.
Non siamo nati per leggere
Come afferma la neurologa Maryanne Wolf nel suo ultimo saggio edito da Vita e Pensiero, Lettore, vieni a casa, da cui è stata tratta la citazione e in parte l’esperimento iniziale, noi esseri umani «non siamo nati per leggere» ma abbiamo sviluppato con fatica questa abilità attraverso complessi processi cognitivi e connessioni cerebrali che il nostro cervello, grazie alla sua “plasticità”, ha imparato ad attivare di fronte alle diverse esigenze.
Siamo sempre più impazienti di leggere e di cogliere il significato nel più breve tempo possibile e accettiamo di avere una conoscenza parcellizzata purché sia veloce e immediata. E ciò accade anche perché il nostro cervello sta cablando le sue connessioni su un nuovo medium, quello digitale, che ha le sue regole e caratteristiche. La dinamicità delle informazioni che passano attraverso i supporti digitali, i diversi input cui siamo sottoposti e la “fluidità” delle pagine web sono i principali responsabili del calo della nostra pazienza cognitiva e della progressiva scomparsa della lettura profonda e intensiva, l’unica attività cerebrale che permette di sviluppare una coscienza critica, empatica e aperta verso l’altro.
Uno scenario apocalittico?
Siamo quindi destinati a perdere il nostro pensiero critico cadendo in balìa di qualcuno (o qualcosa) che pensi al nostro posto? No, siamo solo nel bel mezzo di una grande rivoluzione, quella digitale, che sta portando a cambiamenti, difficilmente etichettabili come positivi o negativi, e che in parte non possiamo nemmeno immaginare. Come tutte le rivoluzioni ci saranno morti e feriti, ma in questo caso è possibile attrezzarsi per far fronte all’onda di cambiamento in atto.
La stessa Wolf parla della necessità di «costruire un cervello bi-alfabetizzato», capace di passare da un supporto cartaceo a uno digitale senza perdere qualità nella lettura e nell’attenzione. È un’operazione che non sarà immediata, che richiederà tanto allenamento e che probabilmente riuscirà del tutto solo a coloro che sono nati in quest’era digitale e che avranno ricevuto fin dai primi anni di età un’educazione adatta. Ciò che possiamo fare nell’attesa è difendere quella pazienza cognitiva, che per ora ritroviamo solo sui libri, e provare a farla rientrare pian piano anche nelle nostre letture su digitale.
L’apertura a nuovi scenari
Il digitale ha portato grandi novità anche in settori apparentemente lontani come quelli umanistici. Negli ultimi anni sono nati percorsi universitari, le Digital Humanities, volti a indagare il cambiamento degli studi umanistici di fronte alle nuove tecnologie. Come è emerso da un ciclo di incontri coordinato dalla prof.ssa Paola Italia organizzato dall’Università di Bologna in collaborazione con Cubo-Unipol, il Comune di Bologna e l’istituzione Biblioteche Bologna nell’ambito del Patto per la lettura “è Bologna”, le potenzialità degli strumenti digitali in campo umanistico e editoriale sono pressoché infinite, a partire dai libri interattivi utili alla didattica fino ad archivi e cataloghi digitali messi a disposizione liberamente a tutta la comunità degli studiosi e ricercatori. Per ora lo studio e la lettura intensiva appartengono ancora al mondo delle pagine di carta, ma nel mentre stanno comparendo numerosi strumenti che possono costituire un valido supporto alle nostre letture, senza esserne una distrazione. Dobbiamo solo imparare a dialogarci.
L’HUB digitale di EDUCatt
Per rimanere al passo con una realtà in continua evoluzione EDUCatt ha attivato ormai da qualche anno HUB digitale, un servizio integrato di risorse digitali online per gli studenti. Il servizio viene offerto attraverso le piattaforme MediaLibraryOnLine (MLOL) e Pandoracampus ed è promosso da Fondazione ENDISU. La mediateca mette a disposizione una grande varietà di contenuti in formato digitale. L’offerta si aggiunge, con finalità differenti e con una copertura di titoli e media diversa, a quella delle risorse di tipo accademico messa a disposizione dal sistema bibliotecario e documentale d’Ateneo. A fianco all’offerta di HUB digitale si trovano i progetti di produzione di e-book delle pubblicazioni EDUCatt, acquistabili sulle principali librerie online. L’offerta di titoli, in costante crescita, copre quasi interamente il catalogo EDUCatt. Le pubblicazioni digitali di EDUCatt includono anche i titoli compresi nei progetti Free(E)books e QuickEbooks, che mettono a disposizione i materiali di studio non più utilizzati nei corsi, ma ancora validi, gratuitamente o con modalità di distribuzione locale.
Per finire (o per un nuovo inizio): un altro esperimento potrebbe essere rileggere la citazione iniziale come se si stesse tra le pagine di un libro di carta: la lotta per recuperare la pazienza cognitiva anche su supporti digitali può iniziare da qui.