In missione per conto dell’Europa
L’europrogettazione in EDUCatt: impegno e responsabilità, ma anche connessioni umane e crescita personale e di azienda.
«Quando ci vedono passare con la valigia nei corridoi di fatto stiamo andando “in missione”; fa molto sorridere perché spesso nelle risposte automatiche che ci scambiamo tra partner alcuni usano questa parola, mission. In questo caso loro sono in missione, hanno quella missione. E così anche noi».
La missione – o mission, appunto – di cui parla Magda Mantegazza, che si occupa di Comunicazione e Promozione e Sviluppo Progetti presso la sede milanese di EDUCatt, è quella relativa alla Progettazione Europea.
Dal 2014 la Fondazione si impegna nella realizzazione di progetti sostenuti dalla Commissione europea, il primo dei quali, all’interno dell’Erasmus+ Programme, era focalizzato sul welfare studentesco, WISE (Welfare for Improved Social dimension of Education), di cui EDUCatt è stata leader.
Non tutte le proposte, naturalmente, trovano l’approvazione immediata della Commissione. È stato il caso del Progetto Shift (Strengthen Higher-education through Innovative Financial Tools): «Shift è un esempio di tenacia: non ci siamo demoralizzati a fronte del primo rifiuto, abbiamo lavorato sulle criticità che la Commissione ha messo in evidenza e siamo riusciti a ottenere i finanziamenti necessari».
Al momento il gruppo di lavoro è impegnato in un Progetto CEF (Connecting Europe Facility), MyAcademicID, improntato sulla digitalizzazione: l’obiettivo è quello di trovare un electronic identificator (eID) che permetta allo studente di muoversi in tutti i Paesi che fanno parte dell’Europa, snellendo questioni burocratiche e amministrative. È un progetto che amplia il precedente ESC (European Student Card), che prevedeva che lo studente venisse riconosciuto tramite una card all’interno delle università facenti parte del progetto. Si è venuta a creare quindi una piattaforma su cui cominciare a lavorare per l’eID: «in MyAcademicID si parla molto di dematerializzazione, autentificazione e identificazione».
Partecipare all’europrogettazione è una sfida avvincente e impegnativa: «sono attività che si aggiungono a tutto quello che già si fa qui in ufficio; non puoi mettere in pausa quello che fai per dedicarti a questo». È necessario essere elastici e trasversali, senza trascurare il lato «divertente» dell’esperienza: si fa squadra, si esce dal proprio ufficio e dalla propria comfort zone, si diventa più ricchi a livello umano. Tra colleghi si impara anche a negoziare e avere pazienza, accontentando più o meno tutti ma fino a un certo punto, molto spesso ridimensionando le proprie aspettative e commisurandosi alla richieste di partenza e al budget assegnato.
Aiutare EDUCatt a realizzare le proprie idee interne, legate alla propria missione ma in linea con quelle della Commissione europea è certo una grande responsabilità, ma è di fatto «un’esperienza bellissima»: per Pietro Rossi, coordinatore del progetto MyAcademicID, «si scopre il vero senso dell’Europa» nel collaborare con «professionisti quotidianamente coinvolti nel rendere tutto il più naturale possibile, superando le barriere linguistiche e sopperendo le eventuali lacune con altre qualità, cogliendo tutte le occasioni possibili».
Il tutto risponde a una delle “preghiere” della Commissione europea: fare rete, beneficiarne a livello personale e di comunità. «Ogni progetto che fai aggiunge qualcosa che prima ti mancava, non perché non ne eri capace, ma molto semplicemente perché dalla tua prospettiva non lo vedevi»; è questo, per Magda, uno degli aspetti più preziosi dei meeting e dei momenti informali che vengono vissuti: aggiungere «un valore umano di socialità creativa, di community. Si deve lavorare su ogni livello per raggiungere quello che è il grande obiettivo della Comunità Europea».