Stelle senza cielo. Bambini nella Shoah
A Ferrara c’è un luogo speciale, è il MEIS, il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah. Il museo, nato con una legge del 2003, con lo scopo di “raccontare la cultura millenaria di una popolazione presente nel nostro paese da 2200 anni. Una cultura fiorente, con un passato glorioso e con un futuro più vivo che mai”, si trova all’interno delle mura cittadine, in via Piangipane.
Qui, dall’11 dicembre al 1° marzo 2020, si tiene una piccola mostra a carattere didattico “Stelle senza un cielo. Bambini nella Shoah” curata dallo Yad Vashem, l’Ente nazionale per la Memoria della Shoah di Gerusalemme, in collaborazione con il MEIS, l’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna e il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea CDEC.
La mostra, semplicemente, si sostanzia di fotografie e pannelli espositivi in cui si racconta la vita di alcuni bambini vittime della Shoah: non ci sono oggetti o altri elementi, solo parole e frasi che denotano storie tragiche e brevi.
Si racconta, per esempio, la storia di Italo Levi, nato nel 1931, e di sua sorella Emilia, nata nel 1938. Questi, con la famiglia, furono arrestati il 4 dicembre 1943, mentre fuggivano verso la Svizzera. Prima furono rinchiusi a Como, poi nel campo di concentramento di Fossoli, da qui trasportati ad Auschwitz. Nel vagone che li trasportava c’era anche Primo Levi che in Se questo è un uomo descrive Emilia, una bimba “curiosa, ambiziosa, allegra e intelligente” di 5 anni che i genitori lavarono con l’acqua tiepida che il macchinista gli aveva fornito. Ad Auschwitz ci fu la selezione per chi sembrava adatto al lavoro e chi no. La mamma, Elena Viterbo, e i due bambini furono dichiarati inabili; il papà, Aldo Levi, fu trasferito nella fabbrica di gomma sintetica di Monowitz. Nessuno della famiglia sopravvisse.
Si racconta la storia di Franco Cesana, nato nel 1931 a Mantova, che si arruolò nella Resistenza e per sei mesi fu partigiano nella formazione Marcello, nei dintorni di Bologna. Proprio qui, a Pescarola, venne ucciso durante uno scontro con i tedeschi. Il suo corpo fu restituito alla mamma il 20 settembre 1944, nel giorno del suo tredicesimo compleanno.
E ancora, la storia dei tre fratelli Pecar, Leone, Mirella e Davide, nati nel 1930, 1932 e 1935. Questi furono arrestati alla fine del novembre 1943, al confine italo-svizzero, con la madre Ghenia Krumer Pecar, e portati ad Auschwitz. Il papà, Massimo, era già morto di cause naturali mentre si trovava nel campo di Ferramonti di Tarsia, internato in quanto ebreo straniero.
Ci sono altri racconti, alcuni dai quali emergono luci di speranza riposte in oggetti, in riti di passaggio e amicizie. Quelli esposti al MEIS sono solo alcuni degli oltre 6 milioni possibili, tanti quanti i morti della Shoah.
* In occasione della Giornata della memoria EDUCatt partecipa alle iniziative previste in Ateneo con la distribuzione gratuita, fino a esaurimento scorte, del volume Contro il razzismo. Per il Bene e per il diritto alle differenze, curato da Giovanna Salvioni con la collaborazione di Moni Ovadia. Il libro può essere ritirato a Milano, in Container.9 o anche presso il banco di distribuzione del prestito libri.