Vitamina D: è tempo di farne scorta
L’attenzione mediatica accesa intorno alla Vitamina D in tempi di pandemia mondiale ci porta a sottolineare l’importanza di questa vitamina come ormone essenziale per tutte le nostre cellule e la sua utilità anche al di là della salute delle ossa.
In tempo di Coronavirus c’è stato, e c’è tuttora, un dibattito che coinvolge scienziati, mass media e produttori di integratori sull’utilizzo della Vitamina D. Anche se non sono ancora stati chiariti gli effetti della sua carenza, l’attenzione mediatica su questa sostanza ci porta a sottolineare l’importanza di questa vitamina come ormone essenziale per tutte le nostre cellule: sebbene conosciuta da tempo come la vitamina che salvaguarda la salute delle ossa (antirachitica), la presenza di recettori in tutte le cellule dell’organismo – da quelle del sistema immunitario a quelle dell’intestino, dalle cellule che ci permettono di sentire sapori ed odori fino alle cellule nervose e muscolari –, ci deve far pensare ad un suo ruolo ed utilità che va ben al di là della salute delle ossa (beneficio importante, ma non unico).
Attraverso l’alimentazione (anche quando seguita correttamente) si riesce però ad assicurare solo il 20% del fabbisogno giornaliero, mentre il restante 80% viene ricavato dall’esposizione al sole. Naturalmente, oltre alla durata e alla superficie di esposizione, altre variabili entrano in gioco nell’assorbimento della vitamina D, come il colore della pelle (individui di carnagione chiara sono favoriti) o la latitudine del luogo di esposizione (vivere in Sicilia o Puglia è differente dallo stare in Germania o nel nord Europa). Va da sé, pertanto, che persone che non vogliono/non possono/non devono esporsi in maniera eccessiva ai raggi ultravioletti del sole dipendono dalla sola Vitamina D apportata dalla dieta e assorbita dall’intestino: essendo una vitamina che viaggia con i grassi (liposolubile), la assumiamo soprattutto quando mangiamo alimenti ‘grassi’, in particolare di origine animale (D3) o, in misura minore, con alcuni alimenti vegetali, dove si trova in forma simile (D2). Nonostante i cibi grassi (come fegato, carni grasse, formaggi) siano buone fonti di vitamina D, è tuttavia preferibile ricorrere al pesce grasso (come salmone, trota salmonata, sgombro, tonno, sardine, acciughe ecc.) che, oltre all’elevato contenuto di vitamina D, presentano una quota ridotta di acidi grassi Omega 3 e minore di grassi saturi.
Alla fine del periodo invernale e alle soglie dell’estate, soprattutto se si vive nelle regioni settentrionali o si è stati costretti a soggiornare in ambienti chiusi (soggetti anziani) con ridotta esposizione al sole, la vita all’aria aperta, con una ripresa della attività fisica/sportiva, può essere utile per farsi una buona scorta di Vitamina D in vista del prossimo inverno. In presenza di presunta carenza, dovuta, per esempio, ad abitudini alimentari non corrette o a malattie con malassorbimento intestinale, può essere utile (dietro consiglio del medico curante e controllo di laboratorio), ricorrere all’uso di integratori per il tempo strettamente necessario.
Vista l’importanza di tale Vitamina – Coronavirus a parte – facciamone delle buone scorte per il prossimo inverno!