Come comunicano le università?
Una panoramica sulle nuove modalità di comunicazione dei maggiori atenei italiani. In Italia ci sono 35 milioni di persone attive sui social con cui anche le università possono comunicare in modo responsabile e utile. Tenendo sempre presente la massima «in medio stat virtus».
Se in Italia ci sono quasi 50 milioni di persone online su base regolare, 35 milioni delle quali sono presenti ed attive sui canali social (e il numero è in costante crescita, come rilevato dall’ultima indagine di We Are Social), è evidente per tutte le Università la necessità di comunicare ed essere presenti e attive sul web.
Comunicare per informare sulla propria offerta formativa e per facilitare le pratiche burocratiche. Comunicare per raccontare al meglio le proprie specificità e le proprie opportunità.
Negli ultimi anni, come è noto, per ottemperare a questi imperativi essere presenti con un sito internet chiaro e performante non basta più. Aggregare, variare, ripetere le informazioni, all’interno dell’infinita sfera di dati web, è probabilmente un modo efficace per rompere il rumore, canalizzare gli sforzi comunicativi e, nel caso universitario, far arrivare allo studente il messaggio desiderato.
«in medio stat virtus», la virtù sta nel mezzo, cioè nella misura, nella capacità di evitare gli estremi e di comunicare con moderazione, equilibrio e senso di responsabilità.
I social media, per costituzione, sono media flessibili progettati per venire incontro ai bisogni sociali e relazionali dei soggetti e per generare discussioni e contenuti. Permettono uno scambio di contenuti orizzontale, tra utente e utente, ma anche verticale fra organizzazioni e utente. Quest’ultimo, sempre più abituato a reperire le proprie informazioni sul web e sui social, si spinge naturalmente a cercarne anche in merito ai corsi, alle borse di studio, all’offerta formativa. Nella misura in cui questo bisogno è reale, l’istituzione deve essere necessariamente presente, per avviare una conversazione ma anche per raccogliere le domande, le richieste e l’interesse che altrimenti si svolgerebbero comunque nell’immenso contenuto web ma in modo parcellizzato, non orientato e completamente futile e incontrollabile.
Insomma l’assenza, in qualsiasi dimensione comunicativa, non è una soluzione. Come non lo è, d’altra parte, inseguire pedissequamente i desideri e le pulsioni del pubblico. La soluzione è la presenza responsabile ed esserci in modo pacato e razionale è esattamente l’obiettivo da perseguire per una istituzione o un’organizzazione matura e conscia del proprio ruolo.
Osservando anche solo alcuni degli Atenei italiani più importanti, si scopre che questi condividono, con qualche eccezione, i medesimi social. Se la Scuola Normale Superiore di Pisa e la Sapienza di Roma sono presenti su Youtube, Facebook, Twitter, Instagram, l’Alma Mater Studiorum di Bologna aggiunge LinkedIn, il Politecnico di Milano iTunes e l’Università Bocconi Wechat.
In Università Cattolica del Sacro Cuore, gli account ufficiali dell’Ateneo sono YouTube, Facebook, Twitter, Instagram e LinkedIn ma se andiamo più in profondità sappiamo che anche EDUCatt, l’Ente per il Diritto allo Studio, è presente per comunicare informazioni diverse ma complementari, o che una realtà fondamentale come la casa editrice Vita e Pensiero si fa interprete di una comunicazione raffinata ed efficace proprio sugli stessi social. Se continuiamo a seguire le connessioni, inoltre, scopriremo che anche l’Istituto Toniolo, l’Ente fondatore dell’Università Cattolica, il Centro Pastorale, i singoli Master e perfino i singoli corsi fino ai Collegi sono presenti sui social e questo perché la maggior parte delle singole persone che studiano e lavorano in Università hanno un profilo online con cui comunicano e con cui si parlano.
La comunicazione online è ineludibile, pervasiva, amplificata ma anche utile, molto utile. Un buon modo per osservarne la qualità e seguirla è riappropriarsi del significato di una locuzione latina della Scolastica medievale che deriva da alcune frasi dell’Etica Nicomachea di Aristotele: «in medio stat virtus», la virtù sta nel mezzo, cioè nella misura, nella capacità di evitare gli estremi e di comunicare con moderazione, equilibrio e senso di responsabilità.