Costruire, voce del verbo ‘rinunciare alla perfezione’
Assorti in una frenetica routine corriamo forse il rischio di perdere di vista le ragioni dei nostri gesti, troppo distratti per ascoltarci e ascoltare le nostre emozioni: la voce di Micaela, psicologa e collega dell’ufficio Soluzioni&Strumenti, condivide una riflessione resa ancora più limpida dai mesi incerti che hanno messo in discussione le nostre certezze.
Quando mi hanno chiesto di scrivere per questa rubrica ho accettato entusiasta, senza concentrarmi troppo sul ‘compito’ che la proposta implicava. Ho iniziato a pensare a un paio di argomenti e poi non ci ho più riflettuto, presa dalla routine e dal lavoro. Qualche giorno fa la collega che mi aveva proposto di scrivere mi ha chiesto se fossi ancora disponibile e ho scoperto che la deadline per la consegna del testo era molto più vicina di quanto pensassi: avevo meno di una settimana, e non avevo ancora buttato giù nemmeno due parole.
L’ansia da prestazione (sì, esatto, un bel cliché: la psicologa con l’ansia da prestazione) iniziava a farsi sentire, perciò quella sera, mentre cercavo di addormentarmi, ho provato a pensare a cosa potessi dire.
Dopo poco, la risposta si è mostrata con chiarezza: il mio ‘porto sicuro’ musicale, Niccolò Fabi. Sì, direte voi, non proprio un concentrato di allegria, ma lo ammetto, rappresento bene anche un altro cliché sugli psicologi: siamo dei ‘pesantoni’, e chi volesse qualche prova può chiedere ai colleghi con cui condivido l’ufficio, spesso allietati dalle mie allegre riflessioni sul senso della vita.
Fatta questa premessa, la canzone che più di tutte merita di comparire in questa rubrica è ‘Costruire’, la condivido qui e vi chiedo di prendervi qualche minuto per ascoltarla, senza fare altro.
Come state? Che effetto vi ha fatto ascoltarla?
Questa canzone mi accompagna dal 2006, anno in cui è uscita, ed è secondo me un manifesto che tutti dovremmo attaccare al frigo o allo specchio, così da trovarcelo davanti mentre siamo presi dalle nostre piccole e grandi cose quotidiane. Ho pensato di condividerla perché quest’anno ancor più del solito è valida e dovrebbe guidarci: la sospensione della routine cui siamo stati costretti lo scorso inverno ci ha colto impreparati, intenti a pianificare, progettare, correre, magari anche arrivando a sera senza avere la piena contezza di ciò che ci aveva mosso in questo o quell’altro momento. Ci ha fermati, ci siamo fermati senza sapere quando o come avremmo potuto far ripartire l’ingranaggio che fino a quel momento sembrava inarrestabile. Anche io, come tutti, stavo pianificando, progettando, organizzando: chi mi conosce da vicino lo sa, raramente passa più di qualche settimana senza che abbia un aereo da prendere, e anche in questo strano anno non sono stata da meno. Quei piani e quei progetti, però, sono stati messi in pausa, e da subito mi sono trovata a pensare a quanto l’apprendimento da portare a casa fosse duplice e, per alcuni aspetti, ambivalente: non avere fretta e non sprecare il tempo. Sì, perché la fretta ci distrae da ciò che stiamo vivendo e spesso ci fa perdere di vista l’obiettivo e soprattutto le emozioni che accompagnano il viaggio verso l’obiettivo, ma il tempo che abbiamo è limitato, perciò sprecarlo è un lusso che non possiamo permetterci, ora meno che mai. Tra gli sforzi che il graduale ritorno alla tanto discussa ‘nuova normalità’ ci richiede, questo duplice insegnamento è a mio parere fondamentale, perciò invito anche voi a godere di ‘tutto il resto’ che è ‘giorno dopo giorno’.