Il manoscritto perduto della birra /2
Storie di birra | 5 (puntata 2/2)
(« segue dalla puntata precedente)
La storia di un ritrovamento particolare all’interno della Biblioteca Malatestiana, raccontata da Gian Armando Zito.
Il nostro bibliotecario, dopo aver indossato dei guanti di cotone, ha iniziato a sfogliare i libri con cura, cercando di leggere qua e là, esercitando l’occhio e riandando a memoria agli studi recenti della sua specializzazione universitaria. I volumi dichiaravano dalle antiporte di riprodurre tutti alcune edizioni delle Rime di Torquato Tasso, il grande poeta sorrentino autore della Gerusalemme liberata (Sorrento, 11 marzo 1544-Roma, 25 aprile 1595). Tasso in effetti compose un gran numero di poesie liriche, dalle amorose alle encomiastiche, al cui riordino lavorò fin quasi alla morte. Nel suo canone si trovano anche una sezione di rime religiose e il progetto di alcune rime per musica, che non risultano realizzate, anche se la raffinata musicalità dei versi ha fatto sì che molti dei suoi componimenti fossero musicati da grandi autori come Claudio Monteverdi e Gesualdo da Venosa.
I cinque libri contenuti nella cassa non si diversificavano troppo gli uni agli altri e dalle edizioni già note: erano stati tutti prodotti dalla stessa stamperia bolognese, la tipografia dei Monti, fondata nel 1625 o nel 1632 da Giacomo Monti, che sfoggiava come marca tipografica un bel disegno allegorico di Mercurio con il caduceo che poggia sul mondo.
Il bibliotecario pensa di approfondire, con l’aiuto di un paio di volumi di consultazione, compulsati sul suo cellulare. Monti, nato a Bologna nel 1600, ereditò forse torchi e caratteri dalla stamperia degli Eredi di Giovanni Rossi, e nel 1660 cominciò a pubblicare la gazzetta Bologna, il primo periodico della città. Tra molta altra produzione, è noto particolarmente per l’uso dei primi caratteri tipografici musicali e per il suo impegno nella editoria musicale. A Bologna la tipografia Monti, per circa un ventennio, pubblicò la quasi totalità della produzione di musica vocale sacra, profana e strumentale.
Questa annotazione, che sembra peregrina, non è priva di interesse per il nostro giovane studioso; inopinatamente infatti, all’interno di uno dei cinque volumi, ha trovato un foglio volante, manoscritto su carta porosa e pesante, con un inchiostro ferroso che dà sul rosso più scuro, quasi marrone. Esaminandolo, il nostro vi ha riconosciuto un madrigale, cioè un componimento poetico o una composizione musicata, polifonica; un genere diffuso, soprattutto in Italia, a partire dalla prima metà del sec. XVI e denominato “madrigale” indipendentemente dalla forma metrica del testo musicato (poteva trattarsi di stanze di canzone o di ballata, di ottave, di sonetti, d’argomento sacro o devozionale, ecc.). La firma autografa in basso il nostro bibliotecario la conosce bene; l’ha vista altrove e non gli lascia dubbi, sembra proprio quella del Tasso. Già così, il ritrovamento sarebbe inestimabile. Ma è il contenuto a sconcertarlo, per modernità e fattura; il componimento infatti si intitola Dei nomi di donna e delle birre, e presenta il testo che segue:
Rosamarina, Chicca e Neverina
Sibilla e Colombina
Elettra, Ila e Lunilia
Greta, Gaia e Carminia
Irene, Barbara, Matlin e Minerva
Pimpinella e Ginevra
Alma Anastasia e Ofelia
Biancaspina, Cleopatra, Cecca e Clelia.
Il manoscritto, dopo lunghi ripensamenti, è stato segnalato dal bibliotecario ai colleghi anziani, provocando rizzar di orecchie e sguardi cùpidi; ce n’è a sufficienza per uno studio approfondito e per attirare alla Malatestiana, per studiare il testo, il fiore degli studiosi cinquecentisti e seicentisti.
Il madrigale, dopo i primi studi, risulterebbe essere originale e databile attorno alla fine del XVI secolo: una rima inedita di Torquato Tasso quindi, o forse di uno pseudo-Tasso che evidentemente amava tanto la birra, e le donne, da farne un gioco letterario composto da tanti nomi di donna quante erano le birre che amava, o da tanti nomi di birra quante erano le donne che amava.
Gli studi sono in corso; si discute ancora dell’originalità del reperto, che al momento porta il nuovo titolo Dei nomi di donna e delle birre. Madrigale alla maniera del Tasso rinvenuto in una cinquecentina custodita alla Biblioteca Malatestiana di Cesena, e pare che diversi articoli garantiranno alla comunità scientifica materia di discussione per i prossimi anni.
Ma due cose sono certe, per ora: la prima, che gli studiosi, nel discutere, hanno consumato parecchia birra (nella zona, peraltro, si fa buona birra artigianale e ne viene prodotta anche di industriale a buon livello); la seconda, che al giovane bibliotecario, nel frattempo, è scaduto il contratto. E non gli è stato, speriamo solo per il momento, rinnovato.
Casa Fogliani è un’officina creativa nata a partire dall’obiettivo di valorizzare risorse e attività e prodotti enogastronomici d’eccellenza, con la possibilità di destinare delle risorse a uno scopo con valore sociale altrettanto eccellente: il progetto intende infatti reinvestire le marginalità realizzate dalle iniziative e con la vendita dei prodotti, tra cui due birre appositamente prodotte per conto della fondazione EDUCatt dal birrificio Argo di Lemignano di Collecchio (PR), in borse di studio, sostegno economico e servizi per studenti in estrema difficoltà.
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