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Lo smart working ha un futuro dopo l’emergenza?

Una seconda ondata di emergenza sanitaria rimette sul tavolo la questione dello smart working tra la possibilità che rimanga un’esigenza del momento – per tutelare la salute propria e altrui – o la volontà di farne una nuova modalità di lavoro efficace e integrata con la normale presenza negli uffici.

Secondo i dati dell’ultima edizione dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano gli italiani coinvolti dalla modalità di lavoro agile sono 6,58 milioni, oltre dieci volte più dei 570mila censiti l’anno scorso. I dati rivelano una trasformazione del lavoro repentina, accelerata chiaramente dalle esigenze cogenti imposte dall’emergenza sanitaria in corso, e tuttavia suggeriscono una domanda sul futuro dello smart working oltre e dopo l’emergenza sanitaria: infatti, quanti degli oltre sei milioni di lavoratori che in questi mesi hanno ripensato il proprio lavoro, hanno potenziato le loro competenze digitali, hanno ripensato interi processi aziendali e hanno magari superato pregiudizi pregressi sul lavoro agile, sono disposti a tornare alle vecchie abitudini? E soprattutto, sarebbe giusto disperdere l’esperienza e lo sforzo di questi mesi in cui siamo stati protagonisti di una rivoluzione che, in tempi normali, avrebbe richiesto anni?

All’alba di questa seconda ondata di emergenza sanitaria, in EDUCatt la consolidata rete di rapporti professionali e umani – che ha già dato prova di grande spirito di collaborazione e di adattamento nei mesi trascorsi – permette di guardare con fiducia al lavoro dei mesi a venire, meglio attrezzati in termini di strumentistica e già abituati all’organizzazione del lavoro da remoto, ma anche più consapevoli dei limiti insiti nella modalità del lavoro da casa e dei benefici che ne possono derivare. Proprio questa consapevolezza rimette sul tavolo la questione dello smart working in un futuro senza pandemia e senza Covid-19, un futuro in cui il lavoro agile potrebbe essere una scelta del lavoratore e una modalità di lavoro usuale e consolidata, capace di affiancarsi in maniera flessibile alla presenza in ufficio.

L’impressione generale è che proprio nell’alternanza casa-ufficio possa risiedere la migliore soluzione per una futura organizzazione del lavoro: se infatti nessuno rinuncerebbe completamente alla presenza in ufficio, riconoscendo il valore aggiunto del contatto personale con i colleghi e la maggior fluidità di alcuni processi che da remoto diventano macchinosi e lenti, i benefici del lavoro agile in termini di risparmio di tempo e di riduzione delle distrazioni permettono un maggior rendimento e un incremento del tempo a disposizione, seppur non tutti i ruoli e le tipologie di lavori possono contare su una flessibilità che superi l’orario d’ufficio 8.00/18.00 comportando, di fatto, l’impiego di un telelavoro più che di un reale smart working.

Cercando di guardare oltre la situazione d’emergenza – in cui la gratitudine di poter tutelare la salute personale supera i limiti di normative e tecniche non ancora del tutto raffinate – ci si può chiedere quali miglioramenti siano necessari per rendere il lavoro agile una modalità normale, efficace e integrata nella vita lavorativa: tra le proposte un “galateo” del lavoratore smart che ricordi le buone pratiche e i comportamenti da evitare – come trovare un luogo tranquillo della casa in cui lavorare o evitare di mandare e-mail fuori dall’orario di lavoro per non sovraccaricare i colleghi – e un potenziamento degli strumenti di lavoro, dalla connessione internet ai computer portatili, a cui EDUCatt in particolare sta già provvedendo.

Quando ci lasceremo alle spalle l’emergenza sanitaria da Covid-19, a dirci se lo smart working è destinato a rimanere un’esigenza del momento o se la rivoluzione in atto è reale sarà la capacità dei singoli lavoratori e delle aziende di capitalizzare il buono dell’esperienza di questi mesi e di collaborare per raffinare modalità, flussi e normative del lavoro da remoto.

Grazie a Alessandro, Alessia, Marco e Luisa per la collaborazione alla redazione dell’articolo.

Fonti:
https://www.repubblica.it/economia/2020/11/03/news/osservatorio_polimi_6_58_milioni_in_smart_working_e_la_maggior_parte_non_torneranno_indietro-272822943/?fbclid=IwAR2EdQIMPLimw6KXtBvRrB2hsa8ySdPku0yaVRqOBULla_s61q9wDdq95cw
https://www.ilpost.it/2020/10/27/aziende-smart-working-italia/

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