Quanto vale il lavoro culturale?
Nonostante l’industria della cultura incida in maniera positiva sull’economia italiana, rimane un settore precario e chi vi lavora è costretto a fare i conti con un mondo quasi privo di tutele. Facendo tesoro del valore espresso da questi profili professionali, EDUCatt ospita anche collaborazioni continuative e flessibili per i professionisti del settore culturale.
In Italia l’industria della cultura è uno dei settori più importanti dell’economia del Paese. Secondo il Rapporto Io sono cultura 2021, la filiera culturale e creativa ha prodotto nel 2021 84,6 miliardi di euro di valore aggiunto (il 5,7% dell’economia italiana), creando posti di lavoro per 1,5 milioni di persone. Inoltre, il Rapporto sottolinea che il sistema produttivo culturale italiano ha una capacità moltiplicativa pari a 1,8, nel senso che per ogni euro prodotto se ne generano 1,8 nel resto dell’economia. Valore che sale a 2,0 per il patrimonio storico e artistico e a 2,2 per l’industria creativa.
Oltre ai benefici in termini economici, la cultura ha trovato uno spazio privilegiato soprattutto durante la crisi sanitaria. Tra maggio e luglio 2020 il progetto europeo Art&Well-being, attraverso un sondaggio che ha coinvolto persone di una ventina di Paesi europei, ha raccolto una serie di dati sul contributo di arte e cultura alla gestione degli stati d’animo causati dalla pandemia. Oltre l’85% delle persone ha indicato come attività il consumo di arte (ascoltare musica, guardare film e leggere narrativa), distaccando di quasi 30 punti percentuali l’attività fisica e di cucina.
Un settore precario
A fronte di questi dati sarebbe logico pensare che l’industria culturale abbia tratto dei benefici dalla crisi sanitaria; invece dal Rapporto Io sono cultura è emerso che è stata il settore che ha maggiormente risentito dell’impatto della pandemia. La ricchezza prodotta è scesa del 8,1% e l’occupazione del 3,5%, rispetto al calo medio nazionale del 7,2% per la ricchezza e del 2,1% per l’occupazione. Il collettivo Mi riconosci? ha condotto un’indagine con un questionario online tra il 23 febbraio e il 31 marzo sulle condizioni dei lavoratori del settore culturale dopo il 2020: solo un terzo degli intervistati ha affermato di aver completamente mantenuto il proprio lavoro, dipendente o autonomo, durante la crisi sanitaria.
Alla domanda «Vedi una prospettiva per il settore culturale?» solo lo 0,9% ha risposto «Sì, siamo sulla strada giusta», mentre quasi il 42% pensa di poter sopravvivere a fatica.
La crisi del sapere umanistico
In un mondo in cui sembra aver più senso chiedersi «a che cosa serve?» che «è vero?», il sapere non può più essere fine a se stesso e più che concepito come strumento di emancipazione umana viene sempre più associato alla tecnica. Ne ha parlato il presidente di Alma Laurea Ivano Dionigi durante la cerimonia per l’anno accademico 2020/2021 dell’Università statale, sottolineando che
mentre il sapere scientifico-tecnologico – quasi a surrogare le fallimentari ideologie che promettevano l’avvento dell’uomo nuovo – corre speditamente e celebra quotidianamente i suoi trionfi, quello umanistico appare in affanno, tenue, residuale. Questo sonno della ragione rischia di costarci caro. È, paradossalmente, il pensiero umanistico la struttura dura, l’hardware che fa girare i programmi dei saperi specifici. Tutto il resto è software.
Fonte: UNIVERSITÀ PERCHÉ, UNIVERSITÀ PER CHI. Intervento del Presidente di Alma Laurea Ivano Dionigi
Non prendere coscienza di ciò, non solo a livello personale ma anche e soprattutto istituzionale, porta a un riconoscimento sociale sempre più debole dei lavori culturali che si traduce in mancate politiche e tutele legislative (si pensi al fermo quasi totale delle attività del settore durante la pandemia), la mancanza delle quali apre la strada a situazione precarie e, in alcuni casi, di sfruttamento.
Il lavoro culturale in EDUCatt e lo Student@work
Lo studio editoriale e l’ufficio di comunicazione di EDUCatt raccolgono professionisti che lavorano nel settore culturale. L’Ente per il diritto allo studio dell’Università Cattolica, consapevole del valore di questi profili professionali, propone ai suoi collaboratori contratti continuativi, offrendo la flessibilità necessaria a portare avanti altri lavori e progetti. In questa stessa ottica si inserisce il servizio studio e lavoro per gli studenti universitari, lo Student@work. È infatti possibile ottenere un contratto di lavoro a tempo determinato e iniziare una collaborazione pensata con tempi e modi che permettano di affiancare lo studio e la frequentazione delle lezioni universitarie.
L’immagine in copertina è di Giammarco.