Una poesia per un mondo ecologico
Ci sono poesie che riflettono l’ecologia, l’ambiente, la lotta per un mondo più equo? Un esempio, tratto da un grande poeta italiano: Giorgio Caproni.
Nel 1991, a cura di Giorgio Agamben, esce per Garzanti l’ultima raccolta postuma di Giorgio Caproni, Res amissa. All’interno del libro si trova una piccola poesia, Versicoli quasi ecologici, diventata nota ai più nel 2017, quando fu proposta alla prova scritta di Italiano della Maturità come traccia per l’analisi del testo. La poesia, anche se non è un esempio capitale della maniera dell’autore livornese, ligure e poi romano (1912-1990), è tuttavia un testo che, nel suo genere predicatorio e cantabile, sarebbe utile leggere, riportare alla mente, e magari ripetersi e ripetere a chi conosciamo. Sarebbe utile da fare conoscere, insomma. Per ricordarsi di «non uccidere il mare» e che «l’amore finisce dove finisce l’erba e l’acqua muore»…
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: “Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra”.