Rifugiati chi? Il rischio della speranza
Il libro Rifugiati chi? Il rischio della speranza di Cristina Castelli con le illustrazioni di Nargis Yawari (EDUCatt, 2022) fa ordine con 9 parole nel fenomeno delle migrazioni. Un tema cardine del nostro presente e del nostro futuro da conoscere e comprendere in tutta la sua complessità.
«Ogni emergenza richiede un laboratorio di idee dove mettere in atto buone pratiche». Inizia con una dichiarazione di intenti e una presa d’atto la premessa a Rifugiati chi? Il rischio della speranza. In un mondo dove la velocità e la superficialità della comunicazione rischiano di mettere in crisi definitiva la ricerca di soluzioni, la coscienza dell’accettazione della complessità attraverso la sua comprensione e la proiezione verso buone pratiche da attuare in condivisione sono valori imprescindibili da perseguire.
Il libro, arricchito dalle illustrazioni della giovanissima Nargis Yawari, 16 anni, rifugiata originaria dell’Afghanistan, arrivata in Italia dove oggi studia, attraverso Lesbo, si propone di raccontare con 9 parole, la questione internazionale dei profughi e l’inasprirsi delle emergenze umanitarie conseguenti a conflitti etnico-religiosi sempre più diffusi. Profughi, come sottolineato «non anonimi ma persone come possiamo essere “io” – “tu” – “noi” ma che sono “loro”, migranti forzati alla ricerca di un nuovo inizio.
Rifugiato, Immigrazione, Frontiere, Umanità, Guerre, Identità, Accoglienza, Testimonianze, Integrazione. Quante volte queste parole risuonano piene di odio oppure vuote anche nei discorsi pubblici? Eppure esse, interrelate, raccontano il nostro tempo e lo definiscono. Le frontiere, che dividono uno stato dall’altro, l’integrazione, fondamento di ogni società, le guerre, che serpeggiano ovunque con il loro carico di morte e distruzione…
Parole che si riempiono di denuncia, che ci fanno vergognare. L’Europa, anche oggi, nel 2022, a Lesbo in Grecia, alle frontiere dell’Est Europa, tra Ceuta e il Marocco, nei campi profughi in Giordania, Iraq e Libano, lungo tutte le coste del Mediterraneo non è in grado di fare dello straniero un ospite. Al contrario, sempre più spesso, dopo aver sfruttato da secoli i territori dove ha vissuto, lo trasforma in un nemico.
Solo attraverso la fiducia e la reciproca conoscenza si può invertire la rotta. E allora, tra le altre ben venga la distinzione, affrontata nel libro, tra rifugiato e migrante. Un rifugiato, per esempio, è una persona che ha vissuto sulla propria pelle persecuzioni e discriminazioni ed è vittima di gravi violazioni dei diritti umani in ragione della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o politico.
Ma il libro, come suggeriscono le nove parole affrontate, non fa solo chiarezza. Si inoltra nell’itinerario delle storie vissute, proponendo un altro «sguardo per queste donne e questi uomini venuti a condividere le stesse nostre aspirazioni a una vita dignitosa nella sicurezza». Citando Isaia, infatti, il mondo europeo e occidentale, guardando più alle sue radici culturali che alle sue pratiche di rapina, dovrebbe ricordarsi che «Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciar introdurre da te le ricchezze dei popoli».