Lo sguardo dei papi sul Novecento
La morte del papa teologo, avvenuta nell’ultimo giorno dell’anno appena concluso, ci ricorda lo svolgersi continuo della storia nel tempo e la successione degli uomini che si sono avvicendati come successori di Pietro e vescovi di Roma.
Nell’ultimo giorno dell’anno da poco concluso Joseph Ratzinger, teologo e cardinale, quindi vescovo di Roma con il nome di Benedetto XVI per sette anni (dal 19 aprile 2005 al 28 febbraio 2013, quando rinunciò all’ufficio petrino) e infine Papa emerito, ha concluso la sua esistenza terrena. L’importanza dei contributi di Benedetto XVI per la vita liturgica della Chiesa, come studioso e teologo prima, poi come papa e pastore di anime, è riassumibile in una frase: Dio prima di tutto.
La notizia della sua morte, per quanto attesa, come ogni notizia di questo segno riporta il pensiero alla riflessione sul tempo e in questo caso allo svolgersi della storia come successione degli uomini che si sono avvicendati da successori di Pietro e vescovi di Roma.
Da metà del Novecento i fedeli sono stati guidati da personalità di grande rilievo, padri della chiesa che, in alcuni casi, hanno conosciuto la santità dopo la fine della loro giornata terrena. Eletto il 28 ottobre 1958, Papa Roncalli, Giovanni XXIII, diede inizio ad un pontificato che con forza voleva dimostrare la natura pastorale del suo ministero: il così detto Papa buono proponeva una chiesa materna, vicina agli ospedali, alle parrocchie, alle carceri. Durante il suo pontificato, con forza lavorò perché la Chiesa affrontasse non solo questioni spirituali ma anche politiche, in un momento in cui il mondo era diviso dalla guerra fredda e dalla paura di un conflitto globale. Nel 1962, fu il primo papa ad uscire dal Vaticano per ritirare il premio Balzan per la pace l’umanità, la pace e la fratellanza tra i popoli.
Il testimone riformatore di Giovanni XXIII fu raccolto, in un’assolata mattina del 21 giugno 1963, da Papa Montini, Paolo VI, che continuò con tenacia a portare la Chiesa nel mondo: per la prima volta un papa andò in Terra Santa, dal 4 al 6 gennaio 1964, e poi viaggiò in Africa, America, Oceania e Australia, Asia. Fu il primo Pontefice a tenere un discorso alle Nazioni Unite, a New York, nel 1965, quando disse: “Jamais plus les uns contre les autres, jamais, plus jamais”, mai più la guerra.
Dopo Paolo VI, e dopo la morte improvvisa di Papa Giovanni Paolo I, Karol Woityla è eletto papa il 16 ottobre 1978 ed è il primo pontefice slavo della storia, Papa Giovanni Paolo II. Un percorso di ben 27 anni che ha attraversato fatti epocali come la caduta del muro di Berlino, la disgregazione dell’Unione Sovietica, l’introduzione dell’Euro, l’attentato alle Torri gemelle e che, anche per questo, è caratterizzato da un grande dinamismo e da un’intensa attività apostolica. Giovanni Paolo II scelse di rivolgersi, nella sua missione, ai giovani; per loro istituì la Giornata Mondiale della Gioventù, la prima nel 1986, che raccoglieva ragazzi e ragazze da tutto il mondo, chiamati dalle parole di speranza, di amore e di incoraggiamento, come quelle che pronunciò tenendo un memorabile discorso davanti a 2 milioni di persone, ventitré anni fa, il 19 agosto 2000, a Roma, nell’area di Tor Vergata.
Ci sono molte altre storie di pontificati, beatitudini e santità da scoprire e studiare ed è più facile farlo guidati da alcune delle più grandi penne di storie papali: vi consigliamo Storia dei papi (con una nuova prefazione dedicata a papa Francesco) di John W. O’Malley, gesuita, professore di teologia alla Georgetown University e storico della Chiesa per Fazi editore, ma anche Papi santi di Roberto Rusconi per Morcellania e ancora Tre papi santi visti da vicino. Giovanni XXIII, Paolo VI, Papa Giovanni Paolo II del cardinale Giovanni Re, edito per la Libreria Editrice Vaticana.
Tutti tre i volumi possono essere un’occasione di ripercorrere la storia del Novecento, anche per ricordare di cosa può essere capace una vita se guidata dall’amore per l’umanità e per Dio.