Ridurre la distanza tra medico e paziente
La necessità di ridurre la distanza tra medico e paziente porta a un uso sempre più diffuso di app e strumenti tecnologici. Con lo stesso obiettivo di rendere ancora più accessibili le prestazioni sanitarie, il Centro sanitario di EDUCatt porta medici e professionisti nelle strutture universitarie.
Bryan Johnson ha 45 anni, vive a Venice in una residenza milionaria di Los Angeles dove un team di oltre 30 medici e ricercatori monitora costantemente come i suoi 78 organi reagiscono a cambiamenti nella dieta, nel sonno e nell’attività fisica. Per farlo ha lanciato il progetto Blueprint, un algoritmo che partendo da un database di oltre 1000 studi scientifici e test settimanali determina cosa debba mangiare e quali pillole prendere.
«Può una persona disposta a dire sì agli algoritmi, come me, restare biologicamente sempre della stessa età?», si chiede Johnson in un’intervista di «Vice» del 2022, riflettendo sul fatto che la possibilità di trovare la fonte della giovinezza cambierebbe la nostra concezione di cosa significhi essere umani.[1]
Vedere il corpo come un programma informatico su cui si può intervenire modificandolo e ottimizzandolo è una visione del biohacking, un concetto di recente conio che nasce dalla fusione di biology e to hack e che indica il tentativo di “hackeraggio” del proprio patrimonio biologico.
Il caso di Bryan Johnson è una deriva estremista della tendenza di utilizzare app e database per la prevenzione e il monitoraggio della salute. Secondo i risultati dell’Osservatorio Innovazione Digitale del Mip (School of Management del Politecnico di Milano) riportati dal «Corriere della Sera», il 33% dei pazienti in Italia usa app salute per controllare il proprio stile di vita e il 22% le utilizza per ricordarsi di prendere un farmaco e il 21% per monitorare parametri clinici.
La telemedicina se da un lato semplifica la comunicazione tra medico e paziente, incentivando la partecipazione di questi nei processi di monitoraggio e cura della propria salute, apre allo stesso tempo problemi legati alla privacy (non sempre è infatti chiaro dove vengano raccolti questi dati o che uso ne venga fatto) o all’illusione di affidare ad app e algoritmi il proprio benessere fisico.
L’assistenza sanitaria di Educatt parte dalla necessità di rendere accessibili le cure e le prestazioni di medicina generale e specialistica a tutta la comunità universitaria, partendo però dal rapporto in presenza tra medico e paziente. Per ridurre la distanza fisica tra i due, il servizio, attivo in tutte le sedi dell’Università Cattolica, porta accanto alle aule universitarie i professionisti a cui chiedere consulenza medica. Presso il Centro sanitario è infatti possibile effettuare visite di medicina generale insieme a quelle specialistiche dermatologiche, nutrizionali e di consulenza psicologica. Con lo stesso obiettivo è stato inaugurato il progetto sperimentale La Salute al centro, un supporto in più per tutti gli studenti dei Collegi e delle Residenze EDUCatt che possono chiedere consulenza direttamente nelle proprie strutture.
L’immagine di copertina è di Foto di Luke Chesser.
[1] È bene precisare che il “protocollo medico” alla base del progetto Blueprint usa anche dati che non sono del tutto oggettivi. Per esempio, la dieta di 1.977 calorie che Johnson segue è stata così definita poiché 1977 è il suo anno di nascita. Inoltre, gran parte del piano di allenamento è stato messo insieme dal figlio adolescente. Ad ogni modo i risultati registrati da Johnson dopo due anni del programma Blueprint sono diversi, tra cui l’aver rallentato l’invecchiamento, l’ingrigirsi dei capelli e aver raggiunto i parametri di un diciottenne nei test di fitness.