Non prendiamoci sul serio, non trascuriamo Kundera
Un omaggio al grande narratore che ci ha lasciato l’11 luglio, Milan Kundera, autore di decine di romanzi e migliaia di pagine di letteratura, capace di inventare storie e personaggi che rimarranno indimenticabili.
Milan Kundera se ne è andato dopo aver vissuto la storia d’Europa ed essere stato tra i più grandi maestri dell’Arte del romanzo, come lui stesso intitola un saggio del 1986, un’analisi amorosa del genere con cui lo scrittore ceco era capace emozionarci, veicolando la plurivocità del mondo, esercitando l’ironia, soppesando la gravità sino a sfiorare la tragedia, esperendo la libertà di rappresentare il grottesco, per giungere a farci sentire il soffio dell’età lirica, dello spirito adolescente, di ogni pretesa di innocenza.
«E voi, avete letto Kundera? Non trascurate Kundera» recita un verso di una canzone ironica e leggera che il pianista Stafano Bollani ha composto in omaggio a Franco Battiato; Kundera non va trascurato perché porta il lettore in un mondo costruito per lui con cura e precisione e che rende evidenti tutte le infinite possibilità di un’esistenza; la sua opera è sollevante perché ci eleva al di sopra della pesantezza in cui è facile precipitare a furia di guardare sé stessi.
Kundera, tradotto in Italia anche da Serena Vitale, per anni docente di Lingua e Letteratura Russa all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ci ha condotti ad osservare come Tomáš ama Tereza, Tereza ama Tomáš: Franz ama Sabina, Sabina (almeno per qualche mese) ama Franz nell’Insostenibile leggerezza dell’essere; ne Lo scherzo, come ha notato Pietro Citati, unisce la rabbia e il gioco, l’odio e la tenerezza, la solidità e il capriccio, la disperazione e la melodia, il nichilismo e il sogno. Leggiamo, rileggiamo Gli amori ridicoli, ridiamo dell’amore e di noi stessi. Balliamo Il valzer degli addii insieme ad un’infermiera; un ginecologo dai molti talenti; un ricco americano; un trombettista famoso; un ex prigioniero politico, vittima delle purghe, e prossimo a lasciare il suo paese. Ne L’immortalità conosciamo Goethe e la scrittrice Bettina Brentano Von Armin, per apprendere «l’immortalità di coloro che dopo morti restano nella memoria dei posteri» e ascoltiamo le conversazioni tra lo scrittore il tedesco ed Hemingway; scopriamo come va a finire quando, ne Lo Scherzo, lo studente Ludvík scrive, per gioco, una cartolina con tre righe beffarde sull’ottimismo socialista e la spedisce a una sua compagna, una bella ragazza che prende tutto sul serio. Seguiamo un nobile francese di fine ‘700 e il suo valletto mentre viaggiano attraverso la propria memoria personale incontrando amori, avventure, tradimenti, delusioni, scherzi, rivalse, rammarichi, in Jacques e il suo padrone, unico testo teatrale di Kundera, omaggio a Diderot. Ricordiamoci che La vita è altrove e leggiamo l’esistenza del giovane Jaromil, ironicamente soprannominato dall’autore il poeta, a Praga, tra le chimere di una rivoluzione socialista che si tramuta presto in un regime poliziesco liberticida.
Non prendiamoci sul serio, non smettiamo di interrogarci su noi stessi, non trascuriamo Kundera.
(photo credit: Lukáš Lukeš)