Il risvolto del cappotto, una questione di priorità
Il risvolto del cappotto è l’elemento a volte meno visibile, apparentemente superfluo, che permette però di «tenere al caldo» anche la comunicazione: nella scelta dei tempi, il risvolto essenziale comprende il ragionare soprattutto sulla fruizione da parte dei destinatari.
Ragionando sui tempi della comunicazione, che devono essere quelli giusti per consentire di programmarla, costruirla e infine diffonderla – e diffonderla bene – come già detto altrove, c’è da tenere a mente che ogni cappotto ha il suo risvolto: ha cioè un’anima che è possibile si veda meno o appaia persino superflua, ma è quella che tiene al caldo; così nella comunicazione ci sono elementi, spesso meno visibili, che «ne fanno il calore».
Immaginiamo un libro, la cui pubblicazione è pensata per preparare gli esami: riletto più volte dall’autore, rivisto dall’editor, dai redattori, dai lettori (nel senso di coloro che leggono il testo per trovare incoerenze o errori: un esempio divertente di questa figura professionale è nel bellissimo romanzo Storia dell’assedio di Lisbona del Nobel José Saramago), del tutto privo di refusi; inappuntabile per impaginazione, splendido per chiarezza dei caratteri in stampa, qualità della carta e copertina; ottimamente rilegato; insomma il prodotto perfetto. È uno strumento di comunicazione sublime, e resistente al tempo; ma se viene pubblicato e diviene disponibile per i lettori (in questo caso gli studenti) anche soltanto il giorno successivo all’ultimo utile per servirsene, ebbene, è del tutto inefficace.
L’appuntamento è perso, certe volte per lunghissimo tempo, qualche volta per sempre.
Vale anche per la comunicazione: se è evidente che il fine immediato è quello di raggiungere i destinatari, e raggiungerli efficacemente – con i tempi di produzione opportuni per la codifica, la scelta del canale e quanto serve a una decodifica più corretta possibile –, è altrettanto vero che del nostro messaggio è necessario immaginare anche i tempi di fruizione.
Per quanto da uno a molti, il percorso comunicativo non è mai a una sola direzione.
L’effetto desiderato della comunicazione è che all’emittente venga «restituito» qualcosa: attenzione, adesione, un acquisto, eccetera… cioè che attraverso la comunicazione si influenzi la realtà, o addirittura la si costruisca. Se facciamo tardi, se sbagliamo la programmazione, se aspettiamo di essere del tutto precisi, dall’altra parte potremmo finire per non trovare nessuno.
Tra più comunicazioni, tra più richieste, tra molti committenti, valutare i tempi in cui è opportuno che la comunicazione arrivi può essere il parametro essenziale per aiutarci a definire le priorità. Mentre si porta avanti un progetto di comunicazione c’è (quasi) sempre qualcosa d’altro che potrebbe essere più importante: si tratta di gestire il multitasking, cioè di assegnare le risorse in modo che le urgenze – se sono tali – vengano adeguatamente coperte, ma anche di valutare le precedenze, fare scelte, essere onesti nel restituire dei tempi effettivamente possibili, persino essere disposti a dire di no, che non si può fare.
Ricordiamocelo sempre, che il prodotto perfetto non esiste; ma esiste il momento più adatto, ed è un peccato perderlo.