Focus

Scegliere le parole che includono

È stato pubblicato ad aprile il vademecum sul linguaggio inclusivo redatto da un team creato dalle Pari Opportunità dell’Università Cattolica. Richiamandosi ai valori fondativi dell’Ateneo, che EDUCatt sposa e sostiene, il documento fornisce alcuni suggerimenti per contribuire a rendere l’Università «un luogo di scambio e di dialogo generativo».

«Diversità è essere invitati alla festa, inclusione è essere invitati a ballare.»

È una specie di frase “ispirazionale” molto diffusa in ambito aziendale, come racconta la sociolinguista Vera Gheno a TEDXUnicatt: sebbene provochi grandi applausi, cela l’implicito che ci sia qualcuno con il potere di decidere chi far ballare. L’atto di inclusione, posto in questi termini, mantiene così una differenza di livello in cui chi include è in qualche modo colui che tollera chi viene incluso. Per questo sarebbe auspicabile, secondo Gheno, che non si parli di «”normale che include il diverso”, ma di varie diversità che imparano a convivere reciprocamente».

Tuttavia, perché la diversità venga tutelata, è necessario prima riconoscerla e in ciò il linguaggio ha un ruolo fondamentale, dal momento che le parole, nel descrivere la realtà, influenzano il nostro modo di vederla. Non è un caso che nel romanzo distopico 1984 una proposizione della neolingua imposta dal Grande Fratello è quella di ridurre il numero di parole per limitare la capacità di pensiero.

Diametralmente opposti sono invece gli intenti di documenti e linee guida al linguaggio inclusivo che allargano, moltiplicano e diversificano il vocabolario, partendo proprio dalle istanze di chi chiede di essere riconosciuto come pari all’interno di una collettività, liberando le parole da stereotipi, che possono essere usati anche inconsapevolmente.

Su questa traccia di inserisce l’operato delle gruppo di lavoro Pari Opportunità dell’Università Cattolica, che ha lo scopo di rendere l’Ateneo «un luogo di scambio e di dialogo generativo, uno spazio privilegiato di pensiero sulla complessità e sulla ricchezza dell’esperienza umana, con l’obiettivo di trovare punti di incontro e di valorizzare quanto già esiste».
L’Università Cattolica ha quindi creato una Task Force coinvolta sul Tema delle Pari Opportunità, tra le cui azioni ha redatto lo scorso aprile il vademecum Sessismo, ageismo, abilismo, razzismo. Come evitare di replicare gli stereotipi attraverso le parole che usiamo in Ateneo. Si tratta di una guida scaricabile online in cui un team multidisciplinare condivide e suggerisce alcuni accorgimenti da prendere per evitare di diffondere stereotipi legati al genere, all’età, alla disabilità e all’etnia.

Fanno infatti parte della nostra lingua casi di dissimetria grammaticale che sono così radicati che sono automatici e quindi difficili da individuare. Ne è un esempio l’uso dell’articolo determinativo davanti al cognome: così come suona male la frase «l’ha detto il Rossi», altrettanto dovrebbe farlo «l’ha detto la Rossi». Allo stesso modo ricorrere a formule privative come “non-udente” e “non-vedente” mette in evidenza il deficit che si vuole minimizzare; per questo motivo è consigliabile usare in questi casi “persona sorda” e “persona cieca”. Il vademecum riporta altri esempi come questi, facendo riflettere sul motivo per cui una determinata forma può creare disagio nel destinatario del messaggio e mettendo a disposizione alcune strategie per ovviare possibili “vicoli ciechi” nella costruzione delle frasi. Il tutto con la consapevolezza, come viene dichiarato nell’introduzione del documento, che la lingua è «una materia viva e quindi mutevole come le espressioni linguistiche», pertanto le indicazioni «vanno intese come suggerimenti e saranno suscettibili di variazioni, sulla base dei cambiamenti culturali ai quali il linguaggio è costantemente sottoposto».

Anche il solo fatto di riflettere e interrogarsi su quale sia la formula migliore per contribuire a rendere l’università un luogo dove chiunque possa sentirsi a proprio agio è un atto di responsabilità che si inserisce coerentemente nell’art. 10 dello Statuto dell’Ateneo, che EDUCatt sostiene in quanto fondante del progetto educativo dell’Università Cattolica, che si riconosce come «comunità di docenti, studenti, personale amministrativo e tecnico, improntata al rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo e delle libertà personali e collettive, nonché ai principi della solidarietà”».

L’immagine in copertina è un fotogramma tratto dal film di Nanni Moretti Palombella rossa.

EDUCatt EPeople