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Sostenibilità: Millennials e Generazione Z a confronto

Millennials e Generazione Z si sono confrontati in modo diverso con il tema della sostenibilità. I primi in un certo senso si sono educati da soli, grazie all’avvento di Internet. La generazione Z invece ha potuto confrontarsi con il tema della sostenibilità già a partire dalla scuola primaria e secondaria.

La sostenibilità è un tema ormai oggetto di discussione corrente, basti pensare che sul motore di ricerca Google tra le parole più ricercate troviamo: sostenibilità, auto elettriche, inquinamento, energia solare, vestiti di seconda mano. Un argomento sempre più oggetto di attenzione, soprattutto da parte delle generazioni più giovani: i “Millennials” o Generazione Y, nati tra il 1981 e il 1994, e dalla Generazione Z, anche detta “Zoomer”, che comprende i nati tra il 1996 e il 2012.

Ma qual è il profilo di queste due generazioni? E come si sono approcciate alla sostenibilità?

I Millennial rappresentano una generazione di transizione tra passato e futuro, avendo assistito alla progressiva diffusione dei social network; sono la prima generazione digitalizzata, che ha visto l’abbattimento delle barriere culturali grazie alla “rete” aprendosi sempre di più al mondo. Sono i figli di quei genitori detti “boomer”, nati tra il 1946 e il 1964, che hanno vissuto il boom economico degli anni ’50 e ’60 in cui di certo non si parlava di sostenibilità: il termine in effetti viene utilizzato per la prima volta nel 1987 dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo, diretta da Gro Harlem Brundtland (allora primo ministro norvegese). I Millennials hanno dovuto dunque educarsi da sé alla sostenibilità grazie a Internet, all’uso di strumenti tecnologici che hanno permesso di acquisire informazioni che hanno consentito loro di uscire dalla “zona di comfort” in cui si trovavano per rendere più sostenibile la loro vita. In che modo? Per esempio, adattando le proprie abitazioni con l’uso di lampadine a led, più economiche e durature; installando, dove possibile, pannelli fotovoltaici; decidendo di acquistare capi di vestiario realizzati con materiali riciclati o biologici; modificando la propria dieta attraverso la riduzione del consumo di carne e di prodotti da fast food in favore di un maggior consumo di vegetali. Secondo una ricerca Eurispes, il 75% dei Millennials è propenso a pagare di più in favore della sostenibilità.

Ai Millennials succede la Generazione Z o Zoomer, che rispetto ai predecessori sono entrati in contatto con il tema della sostenibilità già a partire dalle scuole primarie e secondarie, dove l’argomento è affrontato in maniera interdisciplinare ed è soprattutto uno dei temi principali dell’educazione civica. La sostenibilità ha compiuto passi avanti nel guadagnarsi spazio all’ interno delle scuole, ma servono azioni ancora più incisive: per questo, secondo una indagine condotta da Eurydice, (la rete di informazione sull’istruzione in Europa) il sistema educativo italiano è tra i pochi che prevedono obiettivi di apprendimento legati alla sostenibilità nella formazione dei futuri docenti. Secondo il Miur (Ministero dell’istruzione e del merito) la scuola deve diventare il luogo che alla luce della Agenda 2030, può sostenere il lavoro dei giovani verso i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. La Generazione Z, inoltre, si trova completamente immersa nel digitale, è stata esposta ad una quantità di tecnologia impensabile per i suoi predecessori (i “Gen Z” usano in media 5 dispositivi contro i 3 dei Millennials). L’utilizzo di smartphone, tablet, computer portatili, rende questi giovani molto più abituati a gestire la tecnologia, l’informazione e la comunicazione, il che li porta a rendersi conto con molta rapidità, potremmo dire quasi in tempo reale, della complicata situazione in cui si trovano a vivere: ad esempio la guerra in Ucraina, lo sfruttamento della manodopera a basso costo, soprattutto nell’ambito della moda Fast Fashion – il caso più recente in ordine di tempo  è quello dell’azienda cinese Shein, che secondo esperti ed inchieste sfrutta i suoi lavoratori e ha un impatto ambientale insostenibile – i disastri ambientali, come l’alluvione nel 2023 dell’Emilia Romagna, che ha lasciato dietro di sé morti e distruzione. Uno sguardo ai feed social della Generazione Z rivela come “l’hashtag ambiente” raccolga più di 12 milioni di post su Instagram e i video a tema “ThriftTok”, pratica che consiste nell’acquistare capi vintage o usati a basso costo, spopolino su TikTok. Gli Zoomer non usano le piattaforme solo per condividere contenuti, ma hanno una vera e propria cultura della responsabilità che si alimenta sui social, esprimono il desiderio di attivarsi in prima persona per migliorare l’ambiente e la società; ad esempio per la Generazione Z, e di recente anche per i Millennials, “il work life balance”, cioè la capacità di far convivere in maniera pacifica la vita professionale con quella privata, è fondamentale nella ricerca di un nuovo lavoro.
Una generazione che non accetta di stare “zitti e buoni” per citare le parole di una nota canzone, ma che anzi sempre di più fa sentire la propria voce, domanda e chiede risposte da parte di istituzioni, scuole e università. Come afferma Papa Francesco nella enciclica “Laudato sì”: “I giovani esigono un cambiamento, essi domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi”. Fondazione EDUCatt, non è rimasta indifferente a queste richieste. Cura della Casa Comune, è il progetto di educazione alla sostenibilità ambientale e umana che EDUCatt mette in atto a partire da piccoli passi come l’uso di attrezzature e prodotti attenti all’ambiente per la pulizia delle strutture abitative, l’avvio di progetti per una corretta nutrizione e un uso responsabile del cibo, l’erogazione di borse di studio a favore di studenti in condizione di bisogno, l’erogazione del servizio di e-sharing, che consiste nel concedere in prestito alla comunità universitaria computer portatili, fissi, tablet e dispositivi di connessione wi-fi, contrastando così la produzione di rifiuti e le politiche di obsolescenza programmata. Solo per citare alcune delle iniziative messe in atto. Sempre in una ottica di attenzione , è nato il Progetto LIFE ( Lightening Innovation for Empowerment) che sviluppa il suo lavoro sulla volontà di conoscere meglio i bisogni della comunità universitaria grazie al team di psicologi da anni in dialogo con i principali stakeholders di Educatt. Per incrementare questo dialogo è nata una nuova area web, facilmente accessibile, dedicata alla valutazione dei servizi. L’essere umano al centro del lavoro della Fondazione , quel “capitale umano” , per usare una espressione del Direttore di Educatt , Dottor Angelo Giornelli, di cui occorre avere cura per costruire un futuro in cui rispetto della dignità umana, accoglienza, attenzione all’altro e cura dell’ambiente siano il denominatore comune

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