Valore restituito e impatti generati, tradurre in numeri i servizi
Un’indagine interna, condotta in via sperimentale dal Gruppo di lavoro che si occupa delle analisi finanziarie e del controllo di gestione, ha provato a quantificare in un valore economico ciò che EDUCatt, ente ausiliario e strumentale dell’Università Cattolica, consegna alla comunità universitaria attraverso i suoi servizi: la cifra che ne è uscita, di 3 milioni e 300 mila euro circa, restituisce un indicatore interessante del contributo della Fondazione al progetto formativo dell’Università Cattolica.
3 milioni e 300 mila euro di valore generato e restituito nel 2023 alla comunità universitaria grazie alle azioni messe in campo dalla Fondazione per partecipare e contribuire al progetto educativo dell’Università Cattolica: è questa la cifra nominale emersa da un’indagine avviata internamente per quantificare, partendo da dati oggettivi, l’impatto in termini economici dei servizi rivolti a chi vive quotidianamente l’Ateneo.
L’operazione, condotta in via sperimentale e che sviluppa alcuni indicatori già utilizzati in analisi precedenti, mira a rendicontare da una parte il risparmio generato dai servizi erogati da EDUCatt alla comunità universitaria grazie ai prezzi calmierati rispetto al loro valore di mercato e dall’altra la restituzione in termini di azioni e servizi degli investimenti che l’Università Cattolica stanzia per il diritto allo studio.
La cifra rilevata al momento del rilascio della ricerca è importante ma è presumibilmente destinata ad aumentare, con la precisazione progressiva dei driver utili a valutare gli impatti.
Nonostante la stima in termini numerici permetta di avere un riscontro quantitativo della mission di EDUCatt, la necessità di monitorare in maniera costante la capacità della Fondazione di contribuire al progetto educativo dell’Ateneo è presente dal 2009, anno della sua istituzione, come ricorda il Direttore Angelo Giornelli
Quando è nata la Fondazione, subito abbiamo deciso di partire con il Bilancio di Missione che ha come obiettivo quello di indagare la compliance, ossia la conformità rispetto a normative, standard e best practices in coerenza con le ragioni per cui esiste un ente. Fin dall’inizio avevamo chiaro che la rendicontazione doveva innanzitutto dare ragione del “perché” di EDUCatt rispetto al progetto educativo dell’Università. È stato sin da subito un bilancio non solo quantitativo – quanti libri, quanti pasti, quanti posti letto riuscivamo a mettere a disposizione –, ma che mirava a domandarsi, e quindi poi raccontare, la ragione per cui si esisteva e se si stava aderendo alla mission. Per fare un esempio concreto: noi non esistiamo per fare pasti; noi eroghiamo pasti per aiutare gli studenti nel loro percorso universitario. È un cambio di paradigma molto importante dove l’attenzione non è su come gestire (resta naturalmente un prerequisito gestire bene), ma sulle persone per cui lo stai facendo, partendo proprio dalle loro esigenze.
La rendicontazione, in quest’ottica, diviene dunque condivisione di obiettivi e valori all’interno di una realtà il cui fine non è la produzione di capitale ma la generazione di valore sociale, che si traduce in benessere, inclusione e qualità della vita di chi fruisce di quei servizi, percepiti come stakeholder con cui creare un rapporto di fiducia e costruire beni relazionali, come ricorda la Presidente di EDUCatt, la professoressa Elena Marta:
Il valore sociale è ciò che dà il senso all’impatto economico. Per creare valore sociale è necessario interrogarsi sui beni relazionali, chiedersi cioè se siamo una realtà di cui le persone possono fidarsi, dal momento che la fiducia è alla base di ogni legame sociale. Rispondere alla domanda “perché siamo nati”, consente di richiamare ciascuno di noi alla propria responsabilità di fronte al progetto dentro cui lavoriamo, anche riconoscendo il valore di quello che si fa. Valutare l’impatto di una realtà fa dunque sì che le persone si sentano parte di un progetto e legittimate anche a esporre dubbi e riserve per prendersene cura poiché se ne condividono valori e obiettivi. È possibile fare questa valutazione attraverso indicatori che vengono dal mondo dell’economia e che sono stati riadattati a contesti no profit per rendere visibile i loro impatti. Alla logica di mercato se ne affianca un’altra di costruzione di bene comune che permette di allargare lo sguardo, cercando una valutazione e una prospettiva diverse, traducendo in azione l’idea che Padre Gemelli aveva dell’Università Cattolica di un Ateneo che metteva al centro la persona.
Valore restituito e impatti generati e generativi (di fiducia, di relazioni, di qualità della vita, di inclusioni ecc.) sono dunque le chiavi di volta per una maniera nuova di “rendere conto” a tutti coloro che abbiano interesse nelle attività della Fondazione, aiutando a leggere meglio i valori del Bilancio consolidato annuale che in questo periodo viene chiuso e sottoposto all’approvazione dei Consigli di Amministrazione. Sono soprattutto una nuova occasione preziosa per interrogarsi, quotidianamente, sul senso di ciò che si fa – e si cerca di fare al meglio – nell’erogazione dei servizi per la comunità universitaria.