Salute

Alimentazione e sport, interviene l’esperto

L’attività sportiva è importante nella prevenzione di malattie ed è fondamentale nella terapia di patologie come sovrappeso e dislipidemie, in combinazione con una dieta adeguata, per ottenere risultati duraturi e ridurre il ricorso a terapie più costose. La parola all’esperto sull’intervento nutrizionale su misura per il paziente.

Una regolare attività sportiva permette di prevenire la comparsa di alcune malattie ampiamente diffuse nella società, come obesità, diabete, ipertensione, malattie del cuore e dei vasi, tumori.
Per alcune di queste poi (come il sovrappeso e l’obesità, dislipidemie ecc.), l’indicazione di un piano di attività fisica è un cardine della terapia dei pazienti, da affiancare al comune piano dietetico (o dieta), con l’obiettivo di raggiungere risultati duraturi nel tempo e diminuire il ricorso ad altre terapie (farmacologiche e non) più costose per l’individuo e la società.

L’intervento nutrizionale, che mira a coprire i fabbisogni di energia e nutrienti, prevede il ricorso ad una un’attenta visita medica che considera in sequenza due momenti. La fase 1, ossia l’inquadramento del soggetto, prevede di effettuare:
1) anamnesi generale: il colloquio pone attenzione alla familiarità per alcune malattie metaboliche, alle abitudini di vita (fumo, attività sportiva, lavoro e ritmi di vita), a malattie pregresse o in atto, all’uso di farmaci, alle condizioni dell’apparato digerente e a eventuali intolleranze e/o allergie ad alimenti;
2) anamnesi nutrizionale: prevede un’indagine sulle abitudini alimentari, con valutazione dell’introito calorico, di macronutrienti (proteine ecc.) e micronutrienti (vitamine e minerali) con identificazione di eventuali errori nutrizionali. Può essere effettuata con varie metodologie (compilazione di questionari, intervista strutturata ecc.). È utile inoltre a volte delineare il profilo psicologico del soggetto, indagando sul suo rapporto con il cibo e individuando comportamenti alimentari errati o aberranti (la cosiddetta “indagine comportamentale”);
3) valutazione dello stato nutrizionale e studio della composizione corporea: vengono effettuate alcune misurazioni antropometriche (peso, altezza, circonferenze…) o funzionali (si ricordano, tra le varie, la plicometria, che permette la misurazione diretta della massa grassa e dà indicazioni sulla distribuzione del grasso corporeo, la bioimpedenziometria, che permette la valutazione dell’acqua totale corporea e quindi della massa magra, e la calorimetria, che permette la misura o la stima del dispendio calorico ).

La fase 2 è quella dell’intervento nutrizionale vero e proprio, che mira a modificare i comportamenti alimentari errati e a correggere i fattori di rischio attraverso consigli nutrizionali e/o prescrizione di un piano dietetico strutturato e personalizzato. Per coprire Il dispendio energetico giornaliero, si ricorre in genere a metodiche indirette di valutazione. Per l’apporto di proteine, salvo indicazioni o condizioni patologiche particolari che determinano variazioni del fabbisogno, si fa riferimento ai LARN (valori di riferimento per l’alimentazione). Stabilito il fabbisogno proteico, la quota restante dovrà essere ripartita tra lipidi e carboidrati. Nello specifico, le quantità di lipidi sono pari al 20-25% delle calorie complessive della dieta per i soggetti sedentari e fino al 30% per i soggetti che praticano intensa attività fisica. La ripartizione dell’apporto lipidico deve inoltre prevedere un introito di acidi grassi saturi pari al 7-10% dell’energia, di acidi grassi monoinsaturi pari al 20% dell’energia e di acidi grassi polinsaturi totali pari al 7-10% delle calorie totali. L’introito di carboidrati deve essere pari al 50-55% delle calorie totali, di cui il 10-15% di zuccheri semplici. È possibile associare eventuali indicazioni per un programma di attività fisica.

[immagine a corredo: gara di corsa su un vaso greco del 530 a. C.]

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