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La letteratura afrodiscendente in Italia: un percorso di lettura /1

La letteratura afrodiscendente è una realtà in ascesa in un paese che è e sarà sempre più multiculturale: storie di vita e resistenza alle violenze e alle marginalizzazioni sono i temi al centro di questi racconti. 

Come annunciato dalla Rettrice dell’Università Cattolica, Elena Beccalli, l’Africa sarà al centro dell’azione dell’ateneo, attraverso il Piano Africa. Questo progetto «mira a porre il continente africano al cuore delle progettualità educative, di ricerca e di terza missione» e di «diventare polo educativo per i giovani africani di seconda generazione che vivono in Europa, spesso ai margini, pur rappresentando una parte rilevante del nostro futuro».

Un futuro che nel campo della letteratura è già presente. Da tempo, infatti, giovani studenti e studentesse crescono nelle scuole italiane e, seppur per molti anni privati della cittadinanza nel loro percorso di vita, da adulti non solo continuano a vivere nel paese in cui sono nati ma partecipano a quella grande impresa che è la letteratura. 

Il riconoscimento di questa impresa è essenziale, in prima battuta perché essa esiste ed è affermata, e in seconda e in terza battuta per abbattere le barriere della discriminazione razziale e per promuovere un dialogo interculturale. Gli autori afrodiscendenti, infatti, sono chiamati a svolgere un ruolo fondamentale nel panorama culturale italiano, portando con sé esperienze e linguaggi nuovi che arricchiscono e diversificano la tradizione letteraria e sono testimonianze di una scrittura che si fa portavoce di istanze politiche e culturali, diventando uno strumento di denuncia e di confronto.

Questo breve articolo, diviso in due parti, mira a raccogliere alcuni testi scritti da voci della letteratura afrodiscendente che appassionano per la qualità delle storie narrate e, in più, impongono la necessità della riflessione su ciò che è rimosso e invisibilizzato.

Ladri di denti (Busto Arsizio, People, 2020), scritto da Djarah Kan, nata a Santa Maria Capua Vetere nel 1993 e cresciuta in provincia di Caserta, è una raccolta di sette racconti e due saggi. Nei primi gli intrecci tra razza, classe, genere e sessualità informano le storie attraverso il razzismo di tutti i giorni e aggressioni continue e sistematiche, mentre i secondi analizzano i giudizi e i pregiudizi coloniali sull’Africa e sulle persone nere. Il libro è una rilfessione multiforme sull’esproprio esistenziale che gli e le afrodiscendenti subiscono. Il titolo, in questo senso, è esemplificativo: il furto operato dal sistema razzista è materializzato dalla metafora dei denti, che servono a vivere, a comunicare, a esistere, cavati a forza dalla bocca e rubati. 

Addio, a domani (Torino, Einaudi, 2022) di Sabrina Efionayi nata nel 1999 a Castel Volturno, è un romanzo autobiografico che racconta di una bambina con due madri. Quella naturale, Gladys, una ragazza nigeriana che finisce nella rete criminale della prostituzione, affida la bambina nata in Italia ad Antonietta, una madre adottiva molto accogliente e comprensiva tanto da accettare che il legame con la madre biologica non si spezzi. Da quel momento la bambina cresce tra Castel Volturno e Scampia, tra Prato e Lagos, cambiando famiglia, lingua, sguardo e cultura, in costante ricerca di un centro di gravità. Un’identità complessa, la sua, che già il nome racconta: Sabrina, come la figlia dell’aguzzina di Gladys, scelto per compiacerla; Efionayi, come un uomo che non è il padre, ma che le ha dato un cognome.

Qua è rimasto autunno (Milano, Rizzoli, 2022) di Antonio Dikele Distefano, nato a Busto Arsizio nel 1992 da genitori angolani, musicista, scrittore e regista, racconta la storia di tre ragazzi, Paco, Tito e Dave e una ragazza, Ife, protagonisti di vite ai margini, quelle degli immigrati neri nelle periferie metropolitane che si riscattano con la musica rap e che ci mostra, attraverso la nascita di una bambina, Aisha, come la famiglia non sia un inevitabile destino, ma quella che si sceglie di costruirsi al di fuori dei legami di sangue.

Simone Biundo

Simone Biundo (Genova, 1990) è insegnante di lettere a Genova in una Scuola secondaria, è editor della rivista «VP Plus», è ricercatore indipendente di storia dell’editoria e della letteratura. Ha pubblicato poesie su «Neutopia», «Margutte», «Poesia del nostro tempo» e «Nuovi Argomenti». Per Interno Poesia è uscito il suo primo libro di poesie, "Le anime elementari" (2020). Con il poeta Damiano Sinfonico, l’attrice e linguista Sara Sorrentino cura la rassegna di poesia contemporanea , poet. – alla libreria Falso Demetrio. Qui in EDUCatt collabora come ghostwriter, SMM e content manager.

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